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Prostituzione e Dignità Umana

Prostituzione e Dignità Umana: l'ipocrisia del Modello Tedesco

di Sr. Beatrice Mariotti

Papa Francesco visita poche settimane fa nelle vicinanze di Roma un centro per le vittime della prostituzione forzata, definita con le parole stesse del Papa “un crimine contro l´umanità”. Ma che cos´è questo crimine? Come distinguere violenza e sfruttamento volontari da quelli forzati? Forse conviene soffermarsi un attimo sui termini prima di allargare lo sguardo sulla situazione europea, mettendo a fuoco un paese che si trova, non solo geograficamente, al centro dell´Europa: La Germania.

Nel Protocollo di Palermo adottato dalle Nazioni Unite nel 2000, il consenso della vittima di tratta viene definito come irrilevante, se i mezzi di coercizione usati dagli sfruttatori includono tra gli altri l´ “abuso di potere o di una posizione di vulnerabilità” della vittima. L´abuso di potere e la vulnerabilità rimangono i perni di tante storie soprattutto di donne e bambini nel campo dello sfruttamento sessuale. Ma la coercizione non può essere misurata dal grado di consenso, così come il silenzio di tante donne prostituite, come quello delle donne battute, non può essere visto come consenso.

Volgiamo un momento lo sguardo alla legislazione tedesca. La legge tedesca sulla prostituzione è entrata in vigore il primo gennaio 2002 ed è stata introdotta dal governo rosso-verde, riconoscendo fiscalmente la prostituzione come professione. La nuova disciplina eliminò il generale divieto di favoreggiamento della prostituzione e permise alle prostitute di ottenere un regolare contratto di lavoro. Il principio fondante della nuova disciplina è che la prostituzione non deve essere più considerata un’attività immorale. Lo scopo primario della legge è stato quello di migliorare le condizioni sociali, lavorative e sanitarie delle donne prostituite permettendo loro sia di avere un contratto di lavoro, un’assicurazione sanitaria, l’accesso al trattamento pensionistico e previdenziale sia di poter denunciare un mancato pagamento da parte del cliente. Lo scopo secondario della legge è stato quello di ridurre la criminalità e quindi la prostituzione forzata attraverso una piena legalizzazione.

La valutazione fatta dal Ministero della Famiglia nel 2007 ha portato alla luce i timori fondati dei critici di tale legge, tra cui l´Organizzazione SOLWODI, cioè che solo l’1% delle donne prostituite si è avvalso dei benefici della legge. Nel 2013, secondo dati del governo federale, solo 44 persone su scala nazionale hanno usato i benefici dell’assistenza sulla salute. La stragrande maggioranza delle donne prostituite non ha un contratto di lavoro, ma esercita come “libere professioniste”, come massaggiatrici, ballerine, ecc. Dopo 12 anni dall’introduzione della legge non si riscontra un miglioramento e neanche una riduzione dei crimini legati alla prostituzione. Anche i cambiamenti attualmente dibattuti per migliorare la legislazione sono cambiamenti cosmetici.

La legge ha portato di contro enormi benefici per l’industria del sesso, permettendo a chiunque senza particolari prerequisiti e controlli di gestire un bordello. La prostituzione in Germania è quasi totalmente “in-door” e il fatturato prodotto altissimo. I servizi sindacali uniti (Ver.di) stimano che la prostituzione produca circa 14,5 miliardi di euro di fatturato annuo. Solo a Berlino ci sono dai 600 agli 800 Bordelli senza contare gli appartamenti privati dove donne sempre più giovani e ragazze soprattutto dai paesi dell´Europa dell´Est, Africa e Asia prestano i loro servizi. Molte hanno i loro primi rapporti sessuali in questi centri di benessere. Ma benessere per chi? Le donne che riescono a fuggire ci raccontano le loro storie. La maggior parte rimane in silenzio, perché dietro a queste storie di sfruttamento e violenza c´è la famiglia, e dalla famiglia non si può fuggire. Così queste ragazze dicono di essere volontarie, per non andare nei guai. E il governo tace. Le lobby delle cosiddette lavoratrici del sesso parlano e difendono i diritti di quelle poche che possono scegliere. Ma la maggioranza, la stragrande maggioranze delle donne, ma anche di uomini e bambini non parla. Loro si vergognano, la loro vita è rovinata. E ciò che fa loro ancora più male è che le chiamiamo volontarie lavoratrici del sesso. Così loro continuano a tacere e noi non ci dobbiamo preoccupare di un “crimine contro l´umanità” che avviene in mezzo a noi mascherato dai colori e dalle luci del benessere e dell´emancipazione.

La legge sulla prostituzione (ProstG) si basa sul principio fondamentale del consenso e sul fatto che esiste una linea netta di divisione tra la prostituzione volontaria e quella forzata. Questo principio pilastro del modello regolamentarista è una farsa, un costrutto fatto sulla carta per poter avere come si dice in italiano “la botte piena e la moglie ubriaca” vale a dire per permettere il perpetrare della disuguaglianza di genere, la violenza contro le donne e il fiorire di un’industria che arricchisce le casse dello stato.

Di fatto le zone grigie comprendono la maggior parte delle donne prostituite e in queste zone grigie si esercita lo stupro, la violenza e l’umiliazione di persone, le cui vite sono spesso già state segnate dallo sfruttamento e dall’ingiustizia, e il tutto mascherato con i termini di emancipazione e autonomia sessuale. Ma di chi? Non certo di quelle donne africane che cercano aiuto nei nostri centri e che in Germania sono considerate prostitute volontarie, solo per il fatto che, avendo figli in Africa, neppure si sognano di denunciare gli sfruttatori.

Donne come “Grace”, venuta in Germania nella speranza di poter aiutare la famiglia e poi finita in un bordello a lavorare 14 ore al giorno per poter pagare gli sfruttatori una somma di 50.000 Euro. Presa dalla polizia durante una retata, e arrestata per essere stata trovata in possesso di falsi documenti, Grace fu definita prostituta volontaria, unicamente perché per paura degli sfruttatori, come la maggior parte delle donne straniere, disse di esercitare volontariamente. Nel Centro di Espulsione, dove la conobbi, scoperse di aver contratto l’HIV, a causa dei contatti sessuali non protetti, per poter portare più denaro ai trafficanti.

Ma anche donne tedesche diventano vittime della tratta, vittime che nessuno definisce come tali, come il caso di “Selly”, 20 anni, da due anni lavora come prostituta nel proprio appartamento e consegna tutto il denaro al suo ragazzo di origine turca. Una tipica storia di “lover-boy”. La madre ci chiede aiuto, la polizia non può far nulla perché Selly ha 20 anni e dice di esercitare liberamente. Non mangia quasi più dice la madre, due volte è stata portata d’urgenza all’ospedale perché è svenuta, non ha più contatti con la famiglia e con gli amici. La madre riesce a parlare con lei ogni tanto al telefono, ma come cerca di parlarle della sua situazione di sfruttamento, lei chiude la telefonata. Un poliziotto si finge cliente e va a visitarla, le parla della possibilità di denunciare il suo ragazzo ma Selly non ce la fa. Abbiamo le mani legate dice il commissario di polizia.

Queste sono solo due storie esemplari, ma le storie sono tante, storie di sfruttamento e di violenza, mascherate da una legge che si fa beffa di queste donne, conferendo loro il potere dell’autonomia e della libera scelta, un potere che loro purtroppo hanno solo sulla carta.

Ma ci sono paesi come la Svezia invece, che hanno scelto il percorso opposto e hanno detto “stop” alla violenza contro le donne, instituendo nel 1999 una legislazione a favore delle donne prostituite che punisce invece i clienti. L´acquisto di servizi sessuali viene penalizzato e non la vendita, le donne ricevono aiuti per trovare un lavoro e i clienti una denuncia. Lo scopo è proprio quello di generare un cambiamento di mentalità: un cammino lungo e faticoso. La valutazione fatta dal governo Svedese dieci anni dopo l´introduzione della legge è però incoraggiante, anche se per eradicare la prostituzione e i crimini contro le donne occorreranno ancora decenni. La mentalità però sta cambiando: mentre prima dell´introduzione della legge il 70% dei cittadini svedesi si pronunciava contraria oggi si sono ribaltati i numeri ed è proprio il 70 % della popolazione a dirsi favorevole alla legge. La Norvegia, l´Islanda e da poco anche la Francia hanno scelto lo stesso percorso, introducendo il modello nordico.

Forse questa riflessione potrà essere di aiuto in paesi come l´Italia che non hanno ancora regolamentato la prostituzione ma che nella mentalità da luogo comune vedono questa strada come la soluzione del problema. E smettiamola di dire che il problema non si risolve perché è il mestiere più vecchio del mondo. Il patriarcato è l´istituzione più vecchia del mondo! E se non sappiamo estirpare il problema, perché alla fine è un gran business, e chi ne paga il prezzo sono le donne, non facciamo finta che legalizzandolo lo abbiamo risolto. Caso mai, ci siamo superficialmente puliti la coscienza. La dignità umana non ha prezzo, e se di parole ne spendiamo tante proviamo davanti a questo “crimine contro l´umanità” ad ascoltare anche i silenzi, di chi non ha né la forza né il lusso di parlare.

 

Sr. Beatrice Mariotti, Missionaria Comboniana, lavora da dieci anni insieme alla consorella Margit Forster nel centro SOLWODI (SOLidarity with WOmen in DIstress) di Berlino, specializzato per il sostegno di vittime della tratta e della prostituzione soprattutto dai paesi Africani. L´organizzazione è stata fondata nel 1985 in Kenia da Sr. Lea Ackermann, una suora Missionaria d´Africa che iniziò l´organizzazione a Mombasa come centro di aiuto, formazione e rintegrazione per le vittime della prostituzione (forzata dalla povertà) e del turismo del sesso. Nel 1987 rientrata in Germania, Sr. Ackermann decise di aprire un centro di SOLWODI anche in Germania, perché si rese conto che gran parte dei clienti sulle coste di Mombasa era di origine tedesca. L'organizzazione si è specializzata negli anni con ora 17 centri di aiuto alle vittime della tratta in tutta la Germania. SOLWODI esiste con diversi centri anche in Kenia, in Austria e in Romania. Oltre all´aiuto diretto alle vittime, l´organizzazione s’impegna nel campo della prevenzione in Germania e in alcuni paesi d´origine, nel campo della sensibilizzazione sociale, nel campo della difesa dei diritti delle donne, lavorando anche a livello di lobby per sensibilizzare la politica sui temi specifici. Da anni SOLWODI, che è la più grossa organizzazione tedesca attiva in questo settore, è una delle poche voci contro la regolamentazione della Prostituzione, operata dalla legge tedesca ProstG entrata in vigore nel 2002. La scelta di parlare chiaro e battersi per un cambiamento di legge, non è di tipo ideologico, ma parte dai valori cristiani, soprattutto il valore inderogabile della dignità umana, e si alimenta di migliaia di storie di donne e ragazze che da più di 30 anni ricevono aiuto, assistenza e soprattutto nuove prospettive nei vari centri di SOLWODI.